venerdì 22 aprile 2016

Nothing compares to you di Prince

It's been seven hours and fifteen days  
since you took your love away      
I go out every night and sleep all day 
since you took your love away      
since you've been gone I can do whatever I want           
I can see whomever I choose    
I can eat my dinner in a fancy restaurant           
but nothing
I said nothing can take away these blues...      

'cause nothing compares       
nothing compares to you     

It's been so lonely without you here
like a bird without a song       
nothing can stop these lonely tears from falling         
tell me baby, where did I go wrong?
I could put my arms round every boy I see                  
but they'd only remind me of you         
I went to the doctor, guess what he told me       
guess what he told me    
he said girl you better try to have fun               
no matter what you do   
but he's a fool

'cause nothing compares       
nothing compares to you   

All the flowers that you planted, mother,
in the backyard  
all died when you went away           
I know that living with you, baby, was sometimes hard
but I'm willing to give it another try       

nothing compares     
nothing compares to you

traduzione

Sono passati sette ore e quindici giorni
Da quando mi hai tolto il tuo amore
Esco ogni notte e dormo tutto il giorno
Da quando mi hai tolto il tuo amore
Da quando te ne sei andato io posso fare quello che voglio
Posso vedere chiunque io voglia
Posso mangiare la mia cena in un ristorante di lusso
Ma niente  
Ho detto niente può togliermi queste tristezze...

Perché niente può confrontarsi
Niente può confrontarsi a te

E 'stato così vuoto senza di te qui 
Come un uccello senza una canzone
Niente può trattenere queste lacrime solitarie dal cadere
Dimmi tesoro, dove ho sbagliato?   
Potrei mettere le mie braccia intorno ogni ragazzo che vedo
Ma loro mi farebbero solo ripensare a te
Sono andata dal dottore, indovina cosa mi ha detto
Indovina cosa mi ha detto
Ha detto, ragazza faresti meglio a cercare di divertirsi
Non importa quello che fai
Ma lui è un pazzo

Perché niente può confrontarsi
Niente può confrontarsi a te

Tutti i fiori che hai piantato, madre, 
Nel cortile di casa
Tutti sono morti quando te ne sei andata
So che vivere con te, tesoro, era a volte difficile  
Ma io sono disposta a fare un altro tentativo

Niente può confrontarsi
Niente può confrontarsi a te.



mercoledì 13 aprile 2016

La fin absolue du mond - Cigarette burns di John Carpenter

 
Qualche giorno fa ho visto un episodio della serie Master of horror che mi ha letteralmente stregata.
La serie MoH raccoglie episodi a tema horrror diretti da maestri del genere.
Non poteva mancare il mio adorato John Carpenter anche se non può certo essere imbrigliato dai legacci di un'unica, per quanto amabilmente oscura, corrente cinematografica.
L'episodio è Cigarette burns.
Le bruciature di sigaretta, nel gergo dell'industria cinematografica, sono i cerchietti di luce che appaiono nell'angolo in alto a destra dello schermo. Queste bruciature danno il segnale al proiezionista che è arrivato il momento di sostituire la bobina durante la proiezione di un film. Un dettaglio tecnico per un film che narra ciò che avviene alle spalle del pubblico pagante di un cinema.


 
Il protagonista, Kirby Sweetman (il nostro Daryl preferito della serie The walking dead), è il gestore indebitato di un cinema d'essay specializzato nella proiezione di film di nicchia, rari e talvolta estremi.
Un ricco collezionista lo incarica di trovare, dietro lautissimo compenso, l'unica copia esistente del film La fin absolue du monde di Hans Backovic, proiettato a Sitges nel corso del Festival del Cinema fantastico della Catalogna. Quell'unica proiezione provocò una strage tra gli spettatori che finirono per uccidersi a vicenda nei modi più cruenti. Per questo motivo la pellicola venne distrutta dal suo creatore. Questa almeno fu la versione ufficiale. In realtà il nostro collezionista sa per certo che una copia esiste ancora e lui pagherà qualunque cifra per averla.
Man mano che il nostro Kirby procede nelle indagini, bruciature di sigaretta appaiono davanti ai suoi occhi e i suoi incubi personali si riaffacciano in maniera sempre più prepotente. La realtà viene man mano invasa da una meta-realtà fatta di visioni oscure. Il messaggio principale che ci viene inviato è che un film è magia; ma nelle mani giuste può essere un'arma.
Tutto ruota intorno al mondo del cinema più che al film stesso: la sala cinematografica, il proiezionista che pur non avendo visto il film perde l'uso della mano, il critico che impazzisce e passa il resto della vita a scrivere la sua recensione definitiva del film (recensione infinita dato che tutta la casa è invasa da pile di fogli stampati), il direttore della fotografia che diventa cieco e infine il regista morto suicida.
Con il dipanarsi della trama il caos prorompe sempre più nella realtà. Si fa corporeo nella figura inquietante di un orrido angelo privato delle ali e tenuto prigioniero nella villa del collezionista committente di Kirby. È lui la fonte certa dell'esistenza di una copia intatta del film.
 
Finchè lui esiste, anche il film esiste (noi siamo parte della pellicola, stretti al negativo come l'anima alla carne).
La fin absolue du mond non ha una trama specifica ma è una carrellata di incubi insanguinati da corpi martoriati e mutilati. L'angelo stesso è stato sacrificato al film con la scena del taglio delle sue ali operato da un aguzzino armato di sega a mano.
Ali che il collezionista ha applicato allo schienale di una sedia nel suo sontuoso studio.
Cigarette burns si conclude con la riconsegna delle pizze da parte di Kirby all'angelo mutilato che così si ricongiunge al suo doppio su pellicola. Il suo sacrificio estremo ad un processo creativo che è il film viene in parte ripagato con la dannazione di tutti coloro che avevano partecipato ad una creazione aberrante e blasfema.
Carpenter come sempre si conferma come anticonformista del genere.
Non ci offre salvezza, non ci consegna un finale assolutorio. 
Non c'è mostro peggiore dell'uomo e non c'è universo più caotico di quello che genera l'uomo stesso. Non c'è un dio, non c'è neanche un demone tranne quello che noi creiamo con la nostra arte.
Mi viene in mente l'angelo con le ali strappate di Joel Peter Witkin
e penso anche che il nostro John non abbia nulla da invidiare a Cronenberg che con il suo Videodrome ci aveva invitato a transitare 'verso la nuova carne'.
Carpenter vìola la carne infettando i corpi (La cosa), deformandoli (Seme della follia), tagliandoli e cucendoli (Fantasmi da Marte), mutandoli attraverso la possessione (Signore del male). Anche qui assistiamo alla performance estrema del collezionista che avvolge le proprie budella nel proiettore per creare la proiezione 'definitiva'.
La arte di Carpenter è e sarà sempre antiautoritaria (Essi vivono), anche verso l'arte stessa.
Il messaggio racchiuso nella frase: un film è magia; ma nelle mani giuste può essere un'arma era stato già veicolato precedentemente.
Nel Seme della follia un libro farà impazzire tutti coloro che lo leggeranno e aprirà le porte di un universo dominato dal caos e dal male.
L'influenza di Chambers è palese. Nel suo Re giallo un copione teatrale rende pazzi tutti coloro che si avventurano a leggerlo.
L'arte è un'arma e Carpenter ci ha dimostrato ancora una volta di essere decisamente un buon tiratore.
Buona visione

A me la battuta me piace





Si lo so era uno studente francese quindi non padroneggiava la lingua
si lo so che voleva la dispensa e non il libro
si lo so che non entrerà mai più qui dentro
ma io sono come lo scorpione che chiede alla rana di salirle sulle spalle per attraversare il fiume promettendole che non la pungerà. Ma poi la punge e le dice: non ho saputo resistere.
A me la battuta me piace, nun ce posso fà gnente!

Entra il malcapitato studente francese (forse Erasmus) e mi chiede se gli posso dare una parte di un libro.
Divento italiana dentro e mimo il gesto di strappare in due un libro mentre gli dico ridendo: che faccio te lo strappo?

Lui si scandalizza e mi dice: noo! Si fa che si vende una parte!
A quel punto sorridendo gli dico: lo so, lo so. Stavo scherzando! forse tu cerchi una dispensa ma quelle le trovi nella copisteria accanto.

Esce ma prima mi guarda di nuovo con uno sguardo un po' triste e anche un po' allarmato.
Credo che non lo rivedrò mai più

martedì 5 aprile 2016

Passaggio in India

Entrano le tre amiche.

La Sveglia, la Lagnosa e la Neutrale.


Lagnosa: ce l'ha Passage to India di Forster?


Io: eccolo


Lagnosa verso le due amiche: ma non è lo stesso che avete voi.


Io: questa è l'edizione economica dell'editore Penguin, quello che vuole la prof


A questo punto l'amica Intelligente tira fuori dalla borsa la sua edizione. E' un Penguin non economico e l'Intelligente le dice che è la stessa cosa.


Io: vedi questo anche è della Penguin ma non è l'edizione economica


Lagnosa: Ma è diverso dal suo! Tu poi (rivolta alla Neutrale) ne hai ancora un altro!
La Neutrale non la caga di striscio.


Io: guarda che è lo stesso editore ma in edizione economica


Lagnosa: ma è diverso!


E' stata una giornata pesante e non ce la posso fa!

Dico: si è diverso. Quello della tua amica costa di più ed è più grande perchè è un altro Forster che ha fatto un giro più lungo. Quest'altro è economico e più piccolo perchè qui l'altro Forster ha fatto un giro dall'altra parte e c'ha messo di meno.



E vaffanculo!

venerdì 1 aprile 2016

Joan Clayton strega - Penny dreadful


Qualche giorno fa ho finito di vedere la seconda stagione di Penny Dreadful. La prima stagione mi aveva profondamente delusa nonostante la sua trama oscura. Troppo inutile sesso esplicito che ruba minuti preziosi allo svolgimento della trama.
Non è perbenismo. Se avessi voluto vedere sesso avrei visto un porno.
Ho sempre pensato che quando in un film (o serie tv) il sesso viene spiattellato per più di 20 secondi è per coprire i grossolani buchi di una storyline priva di contenuti.
Non ce n'è bisogno quando la storia è buona.
Insomma io volevo spendere il mio penny per vedere sangue e orrore!
Un penny dreadful era una pubblicazione a basso costo destinata alla working class del XIX secolo. Opuscoli, scritti brevi e spesso sgrammaticati che narravano di vampiri e mostri venivano letti dal proletariato stanco e avvilito in un Inghilterra impietosa verso le classi povere. Sono i tempi di Jack the ripper, lo squartatore che cacciava nel poverissimo East end e sono i tempi della regina Vittoria, la buonanima che faceva coprire le gambe di sedie e tavolini per salvare la decenza mentre la parte orientale della sua Londra guaiva nel dolore e nella violenza.
Vabè sto divagando.
Nonostante la delusione della prima stagione ho perseverato diabolicamente guardando anche la seconda stagione. Meno male! Ho fatto bene; la stagione 2 è stata davvero bella!
Guarda caso di tempo per il sesso esplicito non ce n'è stato molto (non che sia mancato) dato che la trama aveva necessità di tutti i minuti possibili per dipanarsi e gli episodi erano anche piuttosto lunghi (oltre i 50 minuti).
In questa stagione si parla di streghe: una congrega insidia una dei protagonisti (Vanessa Ives) che è naturalmente dotata di poteri divinatori. La nostra eroina si troverà a fuggire in un posto dimenticato da dio e dagli uomini, nella brughiera inglese, alla ricerca di una donna che molti sussurrano essere una strega.
Un intero episodio è dedicato a questa donna e io oserei dire che è il più bello della stagione.


Vanessa aspetta un giorno e una notte davanti alla staccionata di questa vecchiaccia che se la ride guardandola da dietro la porta. Non può oltrepassare la staccionata perchè la nostra stregaccia ha posto un incantesimo di protezione intorno alla sua dimora che è poco più di una catapecchia scricchiolante in mezzo al nulla della brughiera nebbiosa.
Alla fine le consente di entrare.
Da questo momento la nostra Vanessa inizia il suo apprendistato presso Joan Clayton, mammana della brughiera di Ballantree, erborista, cartomante e strega diurna.
Qui finisce la storia che ha solleticato il mio immaginario e inizia la mia piccola digressione sulla figura di Joan Clayton. 
 

Archeologi, antropologi e studiosi dell'evoluzione della nostra specie concordano nell'ipotizzare che la divisione del lavoro secondo il genere abbia orientato i maschi verso la caccia e le femmine verso la raccolta. La caccia portava gli uomini ad allontanarsi lasciando le donne con la prole e i membri anziani. Queste naturalmente durante l'assenza degli uomini raccoglievano frutti e piante commestibili. É ovvio supporre che abbiano imparato a riconoscere erbe e frutti commestibili o velenosi. É ragionevole presumere che siano state le donne a sperimentare la cottura dei cibi e anche le proprietà benefiche oppure tossiche delle piante. Si potrebbe dire che l'erboristeria nasce dall'esperienza femminile. L'uso di piante a scopo medicamentoso è stato la pietra di posa della medicina umana almeno finchè non divenne appannaggio sacerdotale. Presto l'uso di piante ed erbe fu sostituito da preghiere e benedizioni. Quando la 'scienza' divenne un sapere iniziatico, destinato solo agli uomini, subì anche la contaminazione della religione e questo portò a sminuire l'erbologia che fu confinata nel tempo a tradizione popolare tramandata da donna a donna. Il sapere femminile divenne rimedio e mantenne connotazioni pagane che mal si accostavano ad una medicina sempre più teologica e spirituale (non senza l'utilizzo di piante però). Guaritrici e levatrici divennero presto figure socialmente liminali (di confine) e sfuggenti agli occhi della scienza ufficiale.
Tanto più che spesso la loro attività includeva anche procurare aborti alle donne che non volevano o non potevano dare alla luce un figlio.
Il passo da mammana/levatrice/guaritrice a strega è stato brevissimo.
Se aggiungiamo a questo la pratica derivante dal folklore di preparare incantesimi e fatture per gli scopi più disparati la via verso la marginalizzazione sociale di queste donne fu davvero facile.
Tutti richiedevano i servizi di queste donne ma nessuno era pronto a difenderle dalla condanna sociale poiché accostarsi a loro avrebbe significato accostarsi all'oscurità e al caos ontologico.
Anche nella storia di Joan Clayton assistiamo all'assedio alla casa della strega e al suo rogo.
La prima persona che inciterà gli altri a bruciare la strega sarà proprio la ragazza che pochi giorni prima aveva bussato alla porta di Joan per abortire.
Questo non è strano: figure come quelle di Joan Clayton servivano la comunità in segreto, lontano dagli sguardi e dai giudizi del gruppo. Si entrava dentro le case di queste donne portando i propri fardelli e i propri desideri più inconfessabili. Chi si rivolgeva loro voleva abortire o avere un filtro per costringere un'altra persona all'amore oppure chiedeva una fattura di morte. Ogni richiesta fatta alla strega era una macchia sull'anima e sul buon nome della persona che la formulava.
Chi entrava doveva mettere a nudo la propria essenza e manifestarla senza pudore, di conseguenza la fattucchiere diventava anche una testimone scomoda anche se silenziosa.
Questo aspetto viene sottolineato dalla nostra Joan nel momento in cui concede a Vanessa di entrare.
Il suo invito è chiaro e definitivo:
Lascia fuori dalla porta tutto ciò che eri. Tutto ciò che sei portalo con te”.