giovedì 31 luglio 2008

Il blasfemo


Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,

più non arrossii nel rubare l'amore

dal momento che Inverno mi convinse che Dio

non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,

non avevano leggi per punire un blasfemo,

non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,

mi cercarono l'anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,

lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,

nel giardino incantato lo costrinse a sognare,

a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male.

Quando vide che l'uomo allungava le dita

a rubargli il mistero di una mela proibita

per paura che ormai non avesse padroni

lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

E se furon due guardie a fermarmi la vita,

è proprio qui sulla terra la mela proibita,

e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,

ci costringe a sognare in un giardino incantato....

mercoledì 30 luglio 2008

Ipotesi di complotto

E’ l’una e mezza di notte del 2 novembre 1975, e sul lungomare Duilio di Ostia c’è una gazzella della polizia in servizio perlustrativi. All’improvviso, un’Alfa GT 2000, una bella macchina per quei tempi, le passa davanti a tutta velocità, contromano e imboccando un senso vietato. Non si ferma all’alt dei militari, così i poliziotti si lanciano all’inseguimento la obbligano a rallentare e quindi fermarsi.
Dall’auto scende un ragazzo, sembra un adolescente, tenta di scappare a piedi, di nuovo viene preso e immobilizzato con le manette. Si chiama Pino Pelosi detto Pino la rana, ha diciassette anni ha precedenti penali per vari furti. Dal libretto di circolazione gli agenti scoprono che l'auto è di Pier Paolo Pasolini. Arrestano Pelosi per furto d'auto.
Pelosi viene messo in cella con un altro ragazzo, a cui confida di aver ucciso Pasolini, tanto è inutile nasconderlo, sa che verrà scoperto di li a poco.
Alle foci del Tevere, vicino a Ostia, c’è una zona che si chiama Idroscalo. E’ una zona popolare, un po’ degradata, piena di casette abusive che assomigliano più a baracche.
Il corpo di Pasolini si trova proprio li, vicino a una strada in terra battuta che collega Ostia a Fiumicino. In mezzo ad un campetto di calcio chiuso da una recinzione. Accanto a lui, e sotto di lui, ci sono pezzi di legno insanguinati, ciocche di capelli e un anello, un anello d’oro. Poco lontano, vicino alla porta del campetto, c’è una camicia di lana a righe imbrattata di sangue, molto sangue, sul dorso e sulle maniche.
Una tavoletta sporca di sangue e di capelli. E un’altra, rotta in due pezzi, con sopra scritto 'via dell’Idroscalo'. Ci sono anche tracce di pneumatici che dalla porta del campetto arrivano fino a Pasolini. Poi c’è lui, Pasolini steso in avanti, la tempia e la guancia sinistra appoggiate sul terreno, il braccio destro scostato dal corpo e il sinistro sotto. Indossa una canottiera sollevata dal dorso, con un solo piccolo strappo, e calzoni abbottonati alla cintola. Pier Paolo viene voltato sulla schiena, è stato massacrato come difficilmente si può immaginare. E’ coperto di sangue, ha ecchimosi sulla testa, sulle spalle, sul dorso e sull’addome. Ha la mano sinistra fratturata in più parti, dieci costole spezzate, ha profonde ecchimosi al volto e il naso fratturato verso sinistra. Un massacro eseguito con una ferocia inaudita.
La polizia, giunta all’Idroscalo di Ostia alle 6.30 di domenica mattina 2 novembre, trova una piccola folla intorno al corpo di Pasolini: folla che non viene allontanata dagli agenti i quali non si curano di recintare il luogo del delitto e impedire così la cancellazione di tracce importanti. Tutte le eventuali tracce sono andate perdute dal passaggio di auto e pedoni diretti alle baracche o all’adiacente campo di calcio, oppure da semplici curiosi.
Nel campo di calcio lì vicino, inoltre, dei ragazzi giocano a pallone e il pallone ogni tanto esce dal rettangolo di gioco, finendo proprio vicino al cadavere di Pasolini.
Nessuno ha pensato di tracciare i punti esatti dei vari ritrovamenti. Non notano che sul sedile posteriore dell’Alfa GT di Pasolini c’è, bene in vista, un golf verde macchiato di sangue. E che lontano dal cadavere, tra le immondizie, c’è una camicia bianca, anch’essa macchiata di sangue. Se ne accorgeranno tre giorni dopo. Fino a giovedì mattina l’Alfa GT è rimasta sotto la pioggia e poi sotto una tettoia nel cortile di un garage dove i carabinieri depositano le auto sequestrate. L’auto è aperta e senza sorveglianza. Chiunque avrebbe potuto mettere o togliere indizi, lasciare o cancellare impronte. La polizia torna sul luogo del delitto solo nella tarda mattinata di lunedì 3 per tentare una ricostruzione del caso, ma senza nessuna misura precisa, e con le tracce ormai inesistenti. Solo da giovedì gli investigatori iniziano a interrogare gli abitanti delle baracche e i frequentatori della Stazione Termini (luogo in cui Pelosi ha raccontato di essere stato “adescato” da Pasolini).
Dopo questa pessima conduzione delle indagini, ci si aspetterebbe che il massimo responsabile venisse quantomeno sospeso dall’incarico. Invece il dottor Ferdinando Masone, capo della squadra mobile di Roma durante le indagini, ha fatto carriera: è diventato questore di Palermo e poi di Roma, e in seguito addirittura Capo della Polizia. Ruolo che ha ricoperto fino al 2000, quando è stato “promosso” ulteriormente, diventando segretario generale del CESIS: il Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza, cioè l’ente che coordina l’attività dei servizi segreti (SISMI e SISDE) in nome del presidente del consiglio.

tratto da Micromega l'ipotesi di Gianni Borgna e Carlo Lucarelli:

Sergio Citti era uno dei migliori amici di Pier Paolo Pasolini, aiuto regista in alcuni dei suoi film e fratello di Franco, il protagonista di Accattone. Pochi giorni dopo la morte di Pasolini va all’Idroscalo, raccoglie testimonianze e gira un filmato riprendendo tutti i particolari del luogo del delitto. Un filmato che non si può vedere, almeno per il momento, perché è stato assunto agli atti dalla magistratura. Adesso, non allora. Come allora non fu mai interrogato Sergio Citti, che avrebbe avuto qualcosa da dire. Avrebbe parlato di un furto, quello di alcune «pizze» del film Salò o le 120 giornate di Sodoma.In gergo si chiamano «pizze», e sono quei grandi contenitori di metallo in cui stanno arrotolate le pellicole dei film. Un giorno ladri rimasti ignoti entrano negli stabilimenti della Technicolor, una delle ditte di sviluppo più importanti di allora, e rubano le pizze di alcuni film. Tra queste ce ne sono alcune che appartengono a Salò, il film su cui Pasolini sta lavorando, e che uscirà dopo la sua morte. È un danno grosso, che Pasolini rimedia montando i «doppi», cioè le alternative alle scene che vengono girate con inquadrature diverse e tutto sembra finire lì.Invece no. C’è un uomo che si chiama Sergio Placidi. Conosce Citti e gli comunica di sapere come è avvenuto il furto. A rubare le «pizze» è stato un gruppo di ragazzi che frequentano un bar nella zona di via Lanciani, dove vanno a ballare e a giocare a biliardo. Attenzione, perché c’è un particolare importante su quel bar. Sarà un caso, sarà una coincidenza, ma quello è il bar frequentato proprio dal protagonista di questa storia. Pino Pelosi, detto Pino la Rana, e dai suoi amici: i quali, tra l’altro, in tutte le loro deposizioni, sono concordi nell’affermare che quel ritrovo è di proprietà di un loro comune amico di nome Sergio.I responsabili del furto sono disposti a restituire le pizze di Salò, però vogliono soldi. Ne vogliono tanti, vogliono due miliardi. La cifra viene comunicata al produttore del film, Alberto Grimaldi, che naturalmente non ci sta, offre al massimo 50, 100 milioni, che pure in quegli anni sono molti, moltissimi. Ma i ragazzi incredibilmente non ci stanno e la cosa finisce lì.Invece no, non ancora. Pochi giorni prima di quel 2 novembre, il giorno del massacro, i sedicenti autori del furto si fanno ancora vivi. È Sergio Citti che ce lo racconta, l’ha saputo da Pasolini. Chiamano il regista e gli dicono che si scusano, che non sapevano che ci fosse proprio il suo film tra le pellicole rubate e che glielo vogliono restituire. Vedi, dice Pasolini a Citti, che tra i ragazzi delle borgate conto qualcosa, che mi vogliono bene, che mi rispettano? Ed è felice di questo, Pier Paolo Pasolini. Ma all’appuntamento non ci può andare subito. Sta per partire per Stoccolma, deve presentare la traduzione in svedese di una sua raccolta di poesie, Le ceneri di Gramsci. A Roma ci torna la sera del 31 ottobre. Il giorno dopo, il primo novembre, i ragazzi lo richiamano.Quello stesso giorno Sergio Citti parla con Pasolini. Devono vedersi la sera tardi, perché stanno lavorando ad una sceneggiatura, ma Pasolini dice che non può. Prima deve andare a cena con Ninetto Davoli, al ristorante Il Pommidoro, poi deve vedere della gente. Deve vedere dei ragazzi. Quelli che vogliono restituirgli le pizze di Salò.La testimonianza di Citti è a dir poco clamorosa. Come clamoroso è il fatto che in questi trent’anni nessun magistrato abbia sentito il dovere di interrogarlo. Adesso sappiamo perché Pasolini quella sera andò a Piazza dei Cinquecento. Non per «rimorchiare» dei ragazzi, ma per recuperare le «pizze» del suo ultimo film. E solo così i conti cominciano a tornare.Abbiamo già visto, infatti, tutte le incongruenze della versione ufficiale. Ma solo limitatamente alla scena del delitto. Di incongruenze, però, è pieno anche il racconto su tutto ciò che precede il crimine.Non risulta che Pelosi e i suoi amici fossero dei «marchettari». Loro stessi raccontano che quel sabato erano andati a ballare con delle ragazze nel solito locale di via Lanciani e solo sul tardi avevano deciso di andare dalle parti della stazione per passare il tempo e per divertirsi a guardare i «froci». A guardarli, a provocarli magari, ma non ad andare con loro. La differenza è sostanziale. Perché non si è mai indagato a fondo su questo punto?Non è vero che il gruppo di amici non conoscesse Pasolini. Su questo particolare tutte le loro testimonianze concordano. Tanto lo conoscevano che lo riconobbero subito, lo salutarono e fecero il gesto di stringergli la mano. Non è vero – come testimoniò «a caldo» Pelosi – che fu Pasolini a proporre ai ragazzi di salire sulla sua macchina. È vero invece il contrario. Furono loro a chiederglielo, insistentemente, ma il regista non si fidò, mise la sicura alla macchina, e sollevò il vetro quel tanto che basta per rispondere al saluto, evitando spiacevoli sorprese. Può essere questo l’atteggiamento di uno che è lì per «rimorchiare»?Ma non basta. Uno di loro gli chiese di poter lavorare in un suo film e la sua risposta, sia pure in tono scherzoso, fu: «Tanto con la faccia da ladro che ti ritrovi». Un altro gli chiese di poter fare con lui un giro in macchina, al che Pasolini replicò che «non poteva farlo perché aveva un appuntamento». Dunque Pasolini aveva un appuntamento, e tutto questo è contenuto nei verbali delle deposizioni ufficiali!Da segnalare che, mentre succedono queste cose, Pino Pelosi è momentaneamente scomparso. I suoi amici sono unanimi nel testimoniare che lo rivedranno solo mezz’ora, tre quarti d’ora più tardi, quando Pino la Rana andrà a riprendere le chiavi. Ma quando esattamente si è incontrato con Pasolini? E soprattutto, dove sono stati tutto quel tempo? La risposta a questa domanda è fondamentale.Ancora. Che bisogno aveva Pelosi di riprendere le chiavi, se lui stesso dice che Pasolini si era impegnato a riaccompagnarlo a casa? E poi, possibile che della «sua» 850 (in realtà rubata, lui non aveva nemmeno la patente) ci fossero così tante chiavi?Comunque sia, verso le 23,30 sono in vista del Biondo Tevere. Qui le testimonianze concordano. Sì, ma perché andare al ristorante se i due devono consumare un breve atto sessuale? E soprattutto, perché andare in direzione della Basilica di San Paolo, e poi di Ostia, se i due devono fare ritorno sulla Tiburtina? E tanto più che, successivamente, Pasolini deve anche tornare a casa sua, all’Eur? Non sarebbe molto più logico andare in un prato della Tiburtina, evitando di fare, tra andata e ritorno, non meno di centoventi chilometri invece della metà? Finita la cena, poco dopo la mezzanotte, i due imboccano la via Ostiense. Pelosi è molto preciso su questo punto. Sì, ma chi conosce Roma sa benissimo che, provenendo da viale Marconi o da San Paolo, per andare ad Ostia si prende la via del Mare. Se si sceglie l’Ostiense in genere è perché si deve raggiungere qualche altra località: Acilia, Vitinia, Dragona. E si potrebbe continuare a lungo.Viceversa, se si parte dal presupposto che Pasolini fu vittima di un agguato, tutti gli elementi del puzzle tornano come per incanto al loro posto. Il furto delle «pizze» è un tranello. Pasolini, comunque, va alla stazione all’ora convenuta sperando di riappropriarsene. L’esca (inconsapevole?) è Pelosi, che, forse, va lì con gli amici, ignari, per rendere credibile il suo racconto. E infatti loro salutano Pasolini, mentre Pino la Rana si fa perdere di vista. Poi sale sulla macchina del poeta, che si fida di lui, mentre un attimo prima aveva reagito con malcelata diffidenza alle avance degli altri ragazzi. Ma Pino gli dice che le pizze non le ha, e forse telefona (o finge di telefonare) per sapere dove devono andare a ritirarle. Gli dicono di andare dopo mezzanotte ad Acilia (o a Dragona, o a Vitinia). Ma è troppo presto e perciò Pasolini porta il ragazzo, che ancora non ha cenato, al Biondo Tevere, che è nella direzione giusta. Finita la cena, i due imboccano la via Ostiense (attenzione, la via Ostiense, non la via del Mare, che è quella che si prende naturalmente per andare a Ostia). È lì che Pasolini viene raggiunto dai suoi assassini, sequestrato e portato fino all’Idroscalo, che se non è il posto più adatto per fare l’amore è sicuramente un buon posto per ammazzare qualcuno? Ci sono anche alcune testimonianze, in questo senso. Gente che vive all’Idroscalo e che parla di almeno due macchine arrivate al campetto quella sera. Gente che dice che sul corpo di Pasolini, del tutto volontariamente, non passò Pelosi con la macchina del poeta, ma uno dei killer con la sua. Le hanno raccolte in molti e, tra questi, Sergio Citti, che però, allora, non fu interrogato. Come non fu interrogato Bravi, il gestore del ristorante Il Pommidoro, dove Pasolini cenò assieme a Ninetto Davoli. Come non furono interrogati tanti altri. La nostra è un’ipotesi. Se ne possono fare anche altre. Quel che è certo è che solo così si può spiegare logicamente e razionalmente quel che accadde quella maledetta notte all’Idroscalo. Solo così si può cominciare a dare un volto, se non un nome, agli «ignoti» di cui parlò la sentenza di primo grado. Se si trattò di un delitto politico in senso lato, di un delitto «semplicemente politico», questi ignoti potrebbero anche essere delle persone che magari volevano soltanto rapinare Pasolini, o «punirlo» per la sua omosessualità e anche, forse, per la sua fede politica. Ma Pasolini, che era forte e coraggioso, si difese e allora il pestaggio degenerò in un massacro. Non è convincente, in particolare, tutta quella ferocia spinta fino alle estreme conseguenze nei confronti di un uomo che a quei ragazzi poteva persino essere molto utile. Se, invece, si trattò di un delitto politico in senso stretto, allora è più probabile che i killer fossero dei veri professionisti. Potevano far parte, tanto per fare un esempio, di quei gruppi che stavano dando vita a quella che di lì a poco tutti conosceranno come la banda della Magliana, che imperversò per Roma agendo spesso in combutta con la mafia, con l’eversione nera, con i servizi deviati. Si può persino avanzare un’ipotesi particolarmente inquietante. Che Pasolini conoscesse i suoi killer; o che, quantomeno, conoscesse la loro provenienza. C’è in questo senso una testimonianza interessante, resa di recente a Fulvio Abbate, per il libro C’era una volta Pasolini, da Silvio Parrello. Parrello, detto «Pecetto», è uno dei protagonisti di Ragazzi di vita; uno dei ragazzi che lo scrittore conobbe negli anni Cinquanta a Donna Olimpia che gli ispirarono la trama del suo primo romanzo. Alla domanda di Abbate, su chi potrebbero essere stati gli assassini di Pasolini, Parrello risponde: «Malavita romana, e uno che aveva un plantare numero 41, piede destro». E continua dicendo che, se si fossero fatte delle indagini sul plantare, sarebbero arrivati subito al proprietario, in quanto nell’ambito della malavita romana erano soltanto in tre a portare il plantare, e non certo tutti e tre piede destro e 41».Ma è quello che aggiunge dopo ad essere ancor più interessante. Sentiamo. «Da tempo nel quartiere di Donna Olimpia gira voce che un personaggio, certo Antonio Pinna, assiduo frequentatore di Pasolini negli ultimi tempi per motivi che non sono chiari, il 14 febbraio 1976, a processo iniziato, scompare nel nulla, la sua auto fu rinvenuta parcheggiata all’aeroporto di Fiumicino, sempre nel quartiere si dice che fu eliminato perché sapeva la verità sulla morte di Pasolini». È un fatto che molti elementi della banda della Magliana provenivano da Donna Olimpia; che molti di loro avessero case a Ostia e ad Acilia; che tutti frequentassero i bar di San Paolo (il famoso bar di via Chiabrera) e di Ponte Marconi (il bar Barone, in particolare).
Perchè fu ucciso?

Nel 1972 Pasolini inizia a scrivere quello che può a tutti gli effetti essere considerato il suo vero “romanzo delle stragi”: Petrolio, così si chiamerà il suo romanzo rimasto incompiuto e pubblicato postumo. E forse è proprio in Petrolio che si trova la chiave della morte del suo autore, legata a un altro mistero italiano: la “strana” morte di Enrico Mattei. Pasolini era venuto in possesso di informazioni scottanti, riguardanti il coinvolgimento di Eugenio Cefis nel caso Mattei.In Petrolio descrive la storia dell’Eni e in particolare quella del suo presidente Cefis. Lo fa con un espediente letterario: il personaggio inventato di Troya, ricalcato sulla figura di Cefis.
Pasolini era dunque venuto in possesso di documenti che provavano il coinvolgimento di Cefis nel caso Mattei e, prima di essere ucciso, stava per pubblicare il tutto in un romanzo. Ma prima di lui un altro giornalista che aveva iniziato a indagare sulla morte di Mattei fece una brutta fine. Si tratta di Mauro De Mauro, che stava collaborando con il regista Francesco Rosi per il film Il caso Mattei. De Mauro venne eliminato quando ormai aveva scoperto la verità. Poco prima dell’incontro previsto con Rosi, infatti, il giornalista scomparve nel nulla.
Il lavoro di Calia è agli atti. Il mandante possibile della morte di Enrico Mattei è in Petrolio. Probabilmente anche quello dell’uccisione di De Mauro e di Pasolini.

«Io sono un gattaccio torbido che una notte
morirà schiacciato in una strada sconosciuta…»
Pasolini, 1966

martedì 29 luglio 2008

Io ... se fossi Dio

Il viaggio del papa in Australia è stato un vero trionfo dell'ipocrisia, meglio ancora di quello in America. Già solo per le compagnie che frequenta il nostro Ratzy si è guadagnato una fetta di inferno e non basterà dichiarare tutte le buone intenzioni del mondo per togliersi di dosso il sudiciume che imbratta la sua preziosissima tonaca di vicario di dio in terra.
In Australia il ponteficie si è sperticato in scuse e dichiarazioni di condanna della pedofilia tra i preti, salvo aver ratificato in passato l'ormai famoso Crimen sollicitationis, piccolo vademecum per insabbiare i crimini sessuali del clero.
Il problema è che ad accogliere Ratzinger in Australia c'era anche il cardinale George Pell, massimo esponente della Chiesa australiana e accusato di aver coperto i preti pedofili. Riporto un articolo presente su Micromega.


Dovete sapere che George Pell emerito cardinale fu addirittura coinquilino di uno dei più feroci pedofili del clero australiano, tale Gerald Francis Risdale "che sta scontando 19 anni di carcere per aver abusato di 49 bambini, anche se sembra che le vittime siano oltre un centinaio.

Risdale, che oggi ha 74 anni, apparteneva alla diocesi di Ballarat, a 120 chilometri da Melbourne negli anni in cui, sostiene la Broken Rites (l'associazione australiana delle vittime dei preti pedofili), vi era una "radicata cultura degli abusi sessuali nel clero, come dimostrato dai casi portati in tribunale negli anni Novanta". Gerald veniva da una famiglia di forte matrice cattolica, lasciò la scuola a 14 anni e si impiegò come contabile. Fu in quel periodo che prese coscienza dell'attrazione che provava per i ragazzini. Tuttavia, incoraggiato da un sacerdote, decise di entrare in seminario. Dopo un periodo di studi tra Melbourne, Genova e Dublino, fu ordinato sacerdote a Ballarat nel 1961. E, praticamente da subito, cominciarono gli abusi. Dagli anni Sessanta al 1993, anno in cui fu arrestato, Ridsdale fu spostato di parrocchia in parrocchia; i trasferimenti, qualche volta, arrivavano appena dopo qualche settimana dal suo insediamento. Così per oltre trent'anni.Gli abusi avvenivano all'interno della chiesa, nel presbiterio (la casa parrocchiale), nell'auto del sacerdote, in casa delle vittime, durante gite, e nei giorni festivi con il sacerdote. Molestò un bambino e sua sorella poche ore dopo il funerale del loro padre. Spesso gli abusi avvenivano durante la confessione, e Ridsdale provvedeva anche all'assoluzione. Molti reati si sono verificati prima e dopo la celebrazione della Messa, prima di comunioni, cerimonie, matrimoni e funerali. Molte delle vittime sono stati chierichetti. Uno di essi è stato ancora vittima di abusi sessuali presso l'altare, quando la chiesa era vuota e chiusa, dopo la Messa.A metà degli anni Sessanta, Ridsdale trascorse un periodo a Mildura, sotto la supervisione di monsignor John Day, uno dei più feroci pedofili nella storia della Chiesa. Altri trasferimenti, altre parrocchie, fino ad arrivare, nel 1971, a Ballarat. Alcune delle vittime denunciarono alla curia gli abusi subiti, tuttavia non furono presi provvedimenti, se non spedire il sacerdote a fare qualche seduta di psicoterapia, per poi assegnarlo ad una nuova parrocchia, dove tutto ricominciava da capo.Alla fine del 1971, Ridsdale fu assegnato alla parrocchia di San Alipius, come assistente del parroco. Nel 1973, arrivò un altro sacerdote, padre George Pell. I due sacerdoti condivisero perfino la casa, per un lungo periodo ed è assolutamente improbabile che Pell non fosse a conoscenza degli abusi commessi dal suo collega, soprattutto perchè la scuola parrocchiale (dove anche Ridsdale insegnava) era un vero e proprio covo di pedofili: padre Robert Best, padre Edward Dowlan, padre Fitzgerald, padre Stephen Francis Farrell, tutti in seguito condannati per abusi sessuali.Il 27 maggio 1993, molte parrocchie e molti abusi dopo, il tribunale di Melbourne aprì un processo a carico di Ridsdale, per aggressione sessuale ai danni di nove ragazzi. Il sacerdote fu accompagnato in tribunale e sostenuto da George Pell, che nel frattempo era divenuto vescovo ausiliario. Non c'erano invece nè vescovi nè sacerdoti a sostenere le vittime. Ridsdale fu condannato, ma uscì di prigione dopo appena tre mesi, "sulla parola". Un mese dopo, la Broken Rites aprì una linea telefonica alla quale potevano rivolgersi le vittime degli abusi sessuali commessi dai sacerdoti. L'associazione fu l'anello di collegamento tra le vittime e la polizia, che riaprì le indagini su Ridsdale.E, come accade in questi casi, il vescovo Ronald Mulkearns chiese al Papa la riduzione del sacerdote allo stato laicale, ottenendola immediatamente. Il 19 gennaio 1994 si aprì il nuovo precesso, ma stavolta non c'era alcun vescovo a sostenere Ridsdale. Fu condannato a 19 anni di carcere per un numero impressionante di abusi sessuali. E contestualmente fu aperta una nuova indagine, denominata Operazione Arcadia, al fine di stabilire le responsabilità del vescovo Mulkearns. Il rapporto Arcadia stabilì che il vescovo era a conoscenza delle "molestie" ma non fu in grado di provare che fosse a conoscenza degli abusi veri e propri, pertanto non fu possibile procedere. Tuttavia il rapporto Arcadia circolò, e meno di un anno dopo il vescovo si dimise. Al suo posto fu nominato George Pell.Il 6 agosto 2006, il tribunale di Melbourne aprì un nuovo procedimento a carico di Ridsdale, per altri abusi fino ad allora non denunciati. Fu condannato ad ulteriori 4 anni di carcere. Il giudice Bill White criticò la Chiesa cattolica per non aver preso seri provvedimenti, dopo aver saputo della condotta di Ridsdale, e soprattutto per non aver mostrato alcuna compassione per le vittime. Trasferire Ridsdale di parrocchia in parrocchia aveva solo dato la possibilità, al sacerdote, di continuare liberamente ad abusare dei bambini.In una conferenza stampa, il cardinale Pell ha affermato: “Una vita senza Dio e modelli sbagliati di famiglia, sessualità e matrimonio sono i pericoli da cui dobbiamo mettere in guardia i giovani”.Se almeno Ratzinger sapesse scegliere delle compagnie più credibili, forse qualcuno sarebbe anche disposto a credere alle sue scuse, alle sue esternazioni, alla sua vergogna. Ma stando le cose così come stanno, non sarebbe meglio stare zitti?"

lunedì 28 luglio 2008

Carne da macello


"Ho 32 anni, laureata in Lettere, precaria, emigrata dal centro Italia. Dopo la laurea (non
breve) ho fatto 3 corsi professionali, di cui 2 di computer, un corso di perfezionamento, uno
d’inglese, 3 stage, di cui 2 con rimborsi spese e uno non retribuito nelle “risorse umane”
(gente=carne da macello). I centri per l’impiego non mi sono mai serviti a nulla. Con la mia
laurea non sono riuscita a trovare un lavoro dignitoso a Milano: ho lavorato in un sito (stage), call-center (co.co.co.), impiegata in una ditta che fabbrica tubi (interinale), cassiera (a tempo
indeterminato, ma...). Qui mi hanno licenziata alla scadenza del periodo di prova: dicevano
che non ero abbastanza veloce. Intanto però mi hanno sfruttato per 2 mesi... Ho dato una
svolta: mi sono iscritta al test d’ingresso della scuola di perfezionamento per insegnanti. Ho
superato il test, studiato per altri 2 anni, dato gli esami, superato il concorso: ora insegno da
precaria (contratti a tempo determinato). Mi aspettano ancora anni di precariato nella scuola, ma almeno faccio un mestiere che ha un senso, e mi piace lavorare coi ragazzi. Però una sola
abilitazione oggi non basta a garantirti di lavorare tutto l’anno, così mentre lavoro continuo a
studiare: ho preso anche la specializzazione per il sostegno e un’altra abilitazione. Nel 2005
ho pagato 1200 euro di tasse universitarie, quest’anno 1.600. Percepisco 1.170 euro al mese.
Il 30/06/06 è terminato il mio contratto, sono disoccupata, senza stipendio estivo. Anche il
mio compagno è precario (contratti a Milano: tempo determinato, partita Iva, in nero...). La
mia famiglia non mi aiuta, è un peso.
Forse a noi trentenni manca a volte lo spirito d’iniziativa, dicono i più vecchi, ma non è facile
battersi per i propri diritti se non hai un impiego fisso, né una casa tua, se devi continuare
eternamente a specializzarti, studiare, o se sei strozzato da un prestito...
La nostra generazione è stata sistematicamente annullata, esclusa dalle leve di potere, non è
che non ha carattere..."

Questa è una delle tante testimonianze raccolte da Beppe Grillo nel suo libro Schiavi moderni sul mondo del precariato. C'era un'unica speranza per milioni di precari in Italia: far causa al datore di lavoro che aveva rinnovato il contratto per più di due volte, o che pretendeva dal lavoratore obbligo di subordinazione e orario. Ora il datore di lavoro ha vinto.
Grazie ad un EMENDAMENTO VERGOGNOSO il precario che intenti causa contro chi l'ha sfruttato per mesi o per anni (pagandolo una miseria e obbligandolo ad orari e mansioni che non gli competerebbero) potrà essere risarcito con un indennizzo "Indennizzo tra le 2,5 e le 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto per i contenziosi in corso e nullità del contratto per i contenziosi futuri".
Questa la nuova disposizione di legge, sulla base della norma anti-precari inserita nel maxiemendamento alla manovra, approvato dalla Camera e che ora deve andare all'esame del Senato.
Ecco il testo del nuovo articolo 4bis relativo all'indennizzo per la violazione delle norme in materia di apposizione e di proroga del termine, al decreto legislativo del 6 settembre 2001, n.368.

"In caso di violazione delle disposizioni di cui agli articoli 1, 2 e 4", che riguardano causali e proroghe, "il datore di lavoro è tenuto ad indennizzare il prestatore di lavoro con un'indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto".

Da una a sei mensilità! Nessun precario potrà essere mai assunto.
C'entrerà qualcosa il fatto che le Poste Italiane sono subissate di ingiunzioni per cause di lavoro intentate da quei lavoratori che dopo i tre mesi di contratto, magari anche rinnovati, si sono sentiti dare un calcio nel culo perchè i legittimi dipendenti erano tornati dalle ferie e non era più richiesta la sostituzione?
Qui si può scaricare il libro di Grillo e farsi venire un fegato così.

giovedì 24 luglio 2008

When the music's over - The Doors



Come on
When the music's over
When the music's over, yeah,
When the music's over
Turn out the lights,
Turn out the lights
Turn out the lights, yeah
When the music's over
Turn out the lights
For the music is your special friend
Dance on fire as it intends
Music is your only friend
Until the end
Cancel my subscription to the
Resurrection
Send my credentials to the
House of Detention
I got some friends inside
The face in the mirror won't stop
The girl in the window won't drop
A feast of friends, "Alive!" she cried
Waitin' for me, Outside!
Before I sink, Into the big sleep
I want to hear, I want to hear
The scream of the butterfly
Come back, baby,
Back into my arm
We're gettin' tired of hangin' around
Waitin' around with our heads to the ground
I hear a very gentle sound,
Very near yet very far
Very soft, yeah, very clear,
Come today, come today
What have they done to the earth?
What have they done to our fair sister?
Ravaged and plundered and ripped her and bit her
Stuck her with knives in the side of the dawn
And tied her with fences and dragged her down
I hear a very gentle sound
With your ear down to the ground
We want the world and we want it... Now!
Persian night, babe,
See the light, babe
Save us!, Jesus!, Save us!
So when the music's over
When the music's over, yeah
When the music's over
Turn out the lights
Well the music is your special friend
Dance on fire as it intends
Music is your only friendUntil the end

traduzione


Quando la musica è finita

Vieni
Quando La Musica é Finita
Quando la musica é finita
Quando la musica é finita,
Spegni le lucispegni le luci,
Quando la musica é finita
Spegni le luci
La musica é la tua amica speciale
Balla sul fuoco come si dice
La musica é la tua sola amica
Fino alla fine
Cancella la mia sottoscrizione alla resurrezione
Invia le mie credenziali alla prigione
ho degli amici lì dentro
Il riflesso nello specchio non si fermerà
La ragazza alla finestra non cadrà
Una festa tra amici, "Sopravvivi!" lei diceva piangendo
Aspettando me, fuori!
Prima che io sprofondi nel grande sonno
voglio ascoltare, voglio ascoltare
Il grido della farfalla
torna, baby, torna tra le mie braccia
Siamo stanchi di vagare
aspettando con le nostre teste per terra
ho sentito un suono molto gentile,
molto vicino e già molto lontano
Molto soffice, molto chiaro,
torna oggi
Cosa hanno fatto alla terra?
cosa hanno fatto per la nostra leale sorella?
Devastata, saccheggiata, strappata e colpita
Bloccata con pugnali dalla parte dove nasce il sole
e bloccata recinti e trascinata nella desolazione
sento un suono molto gentile
Con il tuo orecchio al suolo
vogliamo il mondo e lo vogliamo ora!
Notte persiana, bambina,
guarda la luce, bambina
Salvaci! Gesù!, salvaci!
Cosi quando la musica finisce
Quando la musica finisce,
Spegni le luci
la musica é la tua amica speciale
Balla sul fuoco come si dice
La musica é la tua sola amica
Fino alla fine

mercoledì 23 luglio 2008

Noi saremo - Paule Verlaine


Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi

che certo guarderanno male la nostra gioia,

talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?

Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

che la speranza addita, senza badare affatto

che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell'amore isolati come in un bosco nero,

i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

saranno due usignoli che cantan nella sera.

Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene

accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

Uniti dal più forte, dal più caro legame,

e inoltre ricoperti di una dura corazza,

sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Noi ci preoccuperemo di quello che il destino

per noi ha stabilito, cammineremo insieme

la mano nella mano, con l'anima infantile

di quelli che si amano in modo puro, vero?

martedì 22 luglio 2008

Io so!


Di seguito riporto uno stralcio abbastanza lungo di uno degli articoli più famosi che Pier Paolo Pasolini pubblicò per il Corriere della sera il 14 novembre 1974. Questo e tutti gli altri editoriali sono in seguito stati pubblicati col titolo Scritti corsari pubblicato da Garzanti.
Lo cito perché, pur essendo profondamente contestualizzato nella storia dell’Italia dei primi anni ’70 (siamo nel vivo della strategia della tensione), è una dichiarazione ancora profondamente attuale, come mi è già capitato di affermare.
Se estrapoliamo il contesto storico e setacciamo le parole, rimarrà in piedi un discorso ancora valido. Forse più valido oggi di allora, vista la censura selettiva delle notizie che viene operata dai telegiornali e dai giornali. Oggi la figura dell’intellettuale che dovrebbe farsi carico della denuncia pasoliniana è incarnata dal comico, il mezzo è la satira, lo strumento è il blog o lo spettacolo teatrale. Oggi l’intellettuale che una volta era voce fuori dal coro, non esiste più. Esistono solo scrivani stipendiati. Naturalmente tutto ciò con le dovute eccezioni (Travaglio, Gomez, Jacopo Fo ecc). Siamo tornati al medioevo, quando il giullare si faceva portatore di discorsi eversivi e antitetici al potere.


“Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere.
Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile. Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi. Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.” ……. Ecc ecc
L’intero articolo è disponibile qui

lunedì 21 luglio 2008

The carpet crawlers - Genesis


There is lambswool under my naked feet.
The wool is soft and warm,
-gives off some kind of heat.
A salamander scurries into flame to be destroyed.
Imaginary creatures are trapped in birth on celluloid.
The fleas cling to the golden fleece,
Hoping they'll find peace.
Each thought and gesture are caught in celluloid.
There's no hiding in my memory.
There's no room to void.
The crawlers cover the floor in the red ochre corridor.
For my second sight of people,
they've more lifeblood than before.
They're moving. They're moving in time to a heavy wooden door,
Where the needle's eye is winking, closing in on the poor.
The carpet crawlers heed their callers:
"We've got to get in to get out We've got to get in to get out."
There's only one direction in the faces that I see;
It's upward to the ceiling, where the chambers said to be.
Like the forest fight for sunlight, that takes root in every tree.
They are pulled up by the magnet, believing that they're free.
The carpet crawlers heed their callers:
"We've got to get in to get out We've got to get in to get out."
Mild mannered supermen are held in kryptonite,
And the wise and foolish virgins giggle with their bodies glowing bright.
Through a door a harvest feast is lit by candlight;
It's the bottom of a staircase that spirals out of sight.
The carpet crawlers heed their callers:
"We've got to get in to get out We've got to get in to get out."
The porcelain mannikin with shattered skin fears attack.
The eager pack lift up their pitchers- the carry all they lack.
The liquid has congealed, which has seeped out through the crack,
And the tickler takes his stickleback.
The carpet crawlers heed their callers: "We've got to get in to get out We've got to get in to get out."

Traduzione

Le creature striscianti

C’è della lana di agnello sotto i miei piedi nudi
La lana è soffice e calda
Emana un certo tipo di calore
Una salamandra si getta tra le fiamme per essere distrutta
Creature immaginarie sono intrappolate dalla nascite nella celluloide
Le pulci si attaccano al vello d’oro
Nella speranza di trovare pace
Ogni pensiero e gesto è impigliato nella celluloide
Non ci sono nascondigli nella mia memoria
Non ci sono luoghi da evacuare
Le creature ricoprono il pavimento nel corridoio rosso ocra
Per la mia seconda vista sulle persone sono più vive di prima
Si muovono insieme verso una pesante porta di legno
Dove la cruna dell’ago si chiude sul malcapitato
Le creature striscianti avvertono chi le chiama
“Dobbiamo entrare per poter uscire”
“Dobbiamo entrare per poter uscire”
C’è un’unica direzione nei volti che vedo
Guardano in su verso il soffitto, dove si dice ci siano le camere
Come la foresta combatte per la luce del sole, che trae radice da ogni albero
Sono spinte da un magnete ma credono di essere libere
Le creature striscianti avvertono chi le chiama
“Dobbiamo entrare per poter uscire”
“Dobbiamo entrare per poter uscire”
Superuomini ben educati sono trattenuti dalla criptonite
Sia le vergini sagge che quelle folli ridono scioccamente con i loro corpi splendenti
Attraverso la porta si svolge a lume di candela la festa per il raccolto
E’ la sommità di una scala a chiocciola che sale a perdita d’occhio
Le creature striscianti avvertono chi le chiama
“Dobbiamo entrare per poter uscire”
“Dobbiamo entrare per poter uscire”
Il manichino di porcellana con la pelle lacerata teme un attacco
Il gruppo impaziente solleva le brocche e porta tutto quello che manca
Il liquido infiltrato attraverso le crepe si è congelato
Ed il lusingatore porta il suo spinarello (un pesciolino di acqua dolce)
Le creature striscianti avvertono chi le chiama
“Dobbiamo entrare per poter uscire”
“Dobbiamo entrare per poter uscire”

Video

venerdì 18 luglio 2008

Ricordo di un eroe



La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Sembrano le parole di un poeta, invece questa considerazione l’ha fatta un eroe del ‘900.
Il giudice Paolo Borsellino è stato, insieme a Giovanni Falcone, un vanto del XX secolo. In un calendario laico sarebbe sicuramente il personaggio da ricordare alla data del 19 luglio. La data della sua morte. 16 anni fa in via D’Amelio, strada ormai tra le più tristemente famose d’Italia (insieme a Piazza Fontana, a Pizza Della Loggia, a via Fani e tante altre ancora), una bomba faceva saltare in aria il giudice e gli agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Non starò qui a raccontarvi la sua storia perché la conoscono anche i sassi. Il mio è solo un elogio postumo. Un tributo che mi sento di dare a chi come lui ha fatto della lotta alla mafia una ragione di vita, pagando con la vita il suo impegno. Lui si definiva un morto che cammina. Dopo la morte di Falcone confessava al giudice Caponnetto la sua paura di non fare in tempo a concludere le sue istruttorie. Sapeva di avere una taglia sulla testa e sapeva che, dopo la morte di Falcone il 23 maggio 1992, il prossimo sarebbe stato lui.
Se non fossero morti probabilmente oggi lui e Falcone sarebbero additati come sovversivi, malelingue, attentatori alla stabilità dello stato. Le loro indagini verrebbero bloccate come è successo a DeMagistris e a Forleo. Sarebbero indicati come schiavi di una certa parte politica che vuole abbattere il governo a suon di sentenze. Sarebbero considerati come affetti da patologie psichiatriche che li portano a perseguitare i politici e gli imprenditori. Poco prima di morire Borsellino concesse un’intervista ad una tv francese. Grazie alla rete non abbiamo più bisogno della televisione per sapere la verità e qui potete ascoltare le considerazioni di Borsellino su Mangano (il candido stalliere/eroe che Berlusconi assunse ad Arcore) e sul suo ruolo di ‘testa di ponte tra la mafia e l’imprenditoria del nord’ (ipse dixit).
Subito dopo potete cercare sempre su youtube l’apologia di Mangano e Dell’Utri per bocca dell’attuale Presidente del consiglio. Dopodiché forse correrete in bagno a vomitare e, forse, se aveste un fienile, andreste a prendere il forcone. Se poi non vi è venuta ancora l’ulcera potreste andare qui e ammirare la performance di Totò Cuffaro (per il quale Casini ha detto di scommettere la propria faccia…e già solo per questa scena l’ha persa) che aggredisce Falcone.
Se Falcone aveva ragione dicendo che “la mafia è un fatto umano e come tale ha un inizio, uno svolgimento e una fine”, spero di assistere all’epilogo.
Concludo il mio personale ricordo di Borsellino con una poesia di un altro eroe del XX secolo, raccontato egregiamente nel film ‘I cento passi’.

E venne da noi un adolescente
dagli occhi trasparenti
e dalle labbra carnose,
alla nostra giovinezza
consunta nel paese e nei bordelli.
Non disse una sola parola
nè fece gesto alcuno:
questo suo silenzio
e questa sua immobilità
hanno aperto una ferita mortale
nella nostra consunta giovinezza.
Nessuno ci vendicherà:
la nostra pena non ha testimoni
.

Peppino Impastato

giovedì 17 luglio 2008

Il futuro a portata di libro



Licio Gelli, Gran maestro della Loggia Propaganda 2, detta anche P2, nel 1996 considerava il programma politico di Berlusconi un mero scopiazzamento del suo Piano di Rinascita Democratica. Cos’è questo PRD? Elaborato probabilmente nel 1976 era il programma politico da attuare nel caso la P2 avesse preso in mano le redini di un governo. Dichiarata illegale nel 1981, la Loggia fu sciolta e i nomi degli iscritti pubblicati. Berlusconi appare come iscritto con n° di tessera 1816. Gelli in seguito disse che il PDR altro non era che una serie di appunti buttati giù per scrivere un articolo di analisi politica. Certo! Certo! Lo sappiamo tutti che gli asini volano!
C’è un bel libro che analizza punto per punto il Piano di Rinascita Democratica confrontandolo col programma politico di Berlusconi: Guarino, Fratello P2 1816, Kaos edizioni.

I club:
"usare gli strumenti finanziari per l'immediata nascita di due movimenti l'uno sulla sinistra e l'altro sulla destra". Tali movimenti "dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori"

Ed ecco che i Circoli della Libertà si fanno promotori del nuovo partito unico.

Nell'attesa, il Piano suggerisce che con circa 10 miliardi è possibile "inserirsi nell'attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito". Con "un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi" si potrebbe poi "provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale
".


Non c’è stato bisogno dato che la DC si è spezzettata in tante piccole realtà che, a fasi alterne, influenzano gli schieramenti, mentre i sindacati perdono il treno della rappresentanza dal momento che non tutelano i lavoratori incatenati in forme di precariato che nulla hanno da invidiare allo sfruttamento lavorativo con la rivoluzione industriale.

La stampa:

Per quanto riguarda la stampa, occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro"; "ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra"
E qui forse Moggi è stato un maestro insuperabile!.
Poi bisognerà: "acquisire alcuni settimanali di battaglia", "coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata", "coordinare molte tv via cavo con l'agenzia per la stampa locale", "dissolvere la Rai in nome della libertà d'antenna"; "punto chiave è l'immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese
".

Tutti possiamo constatare quale triste destino è toccato alla rai. Diventata un clone sbiadito di Mediaset, sforna programmi per decelebrati, ospita un parco veline col culo al vento da far impallidire qualunque localino sexy di terz’ordine e campa una schiera di pseudo-giornalisti che aspettano il permesso per parlare e quando parlano ci danno in pasto il giallo dell’estate.

La giustizia:

La giustizia va ricondotta alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società e non già di eversione. Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici” "l'istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti", la "riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento".


Ed eccoci catapultati al presente con le priorità dell’attuale presidente del consiglio. Arginare i poteri di una magistratura troppo invadente, che va controllata, che deve pagare di persona, che non può intercettare chi vuole, che deve rendere conto al parlamento. Mentre il Parlamentare non può essere toccato e le cariche più alte possono commettere qualunque reato senza essere perseguite. Potremmo avere un Presidente pedofilo che uccide i bambini e non potremmo neanche processarlo. Devo dire che qui l’Allievo 1816 ha superato il Gran Maestro.

La scuola:

l'involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell'area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonchè dalla programmazione dei fabbisogni in tema d'occupazione… discende ancora da tale stato di fatto la spinta all'equalitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli … Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio = posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; ed infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.

Eccoci dunque arrivati alla proposta di riaprire le scuole di avviamento professionale. Praticamente un adolescente di 13/14 anni deve già sapere quello che vorrà fare da grande e dovrà scegliere la scuola che lo porterà ad un’iscrizione universitaria (il liceo) oppure una scuola di avviamento professionale che lo farà diventare operaio specializzato.
la conseguenza è ovvia. I figli dei benestanti frequenteranno il liceo e poi l’università. I genitori li aiuteranno ad intraprendere una carriera (magari nello studio di paparino), mentre i figli delle classi medio-basse saranno spinti dai genitori a studiare per lavorare, faranno la scuola professionale inaugurando il darwinismo economico-culturale (solo i più ricchi hanno accesso al sapere) e l’ereditarietà dello status sociale. Figli dei padroni sempre più padroni e figli dei servi sempre più servi.

Questo è solo un assaggio del futuro. Il bello è che è già tutto scritto dal 1976.

Non è l’Apocalisse di Giovanni, ma vi si avvicina molto. Per conoscere il nostro destino non dobbiamo far altro che leggere un libro.

mercoledì 16 luglio 2008

Un po' di poesia anticlericale


Er Papa

Iddio nun vò ch'er Papa piji moje
pe nun mette a sto monno antri papetti:
sinnò ali Cardinali, poveretti,
je resterebbe un cazzo da riccoje.
Ma er Papa a genio suo pò legà e scioje
tutti li nodi lenti e quelli stretti.
ve pò scommunicà, fa benedetti,
e dacce a tutti indove coje coje.
E inortr'a questo che lui scioje e lega,
porta du' chiave pe dacce l'avviso
che qua lui opre e lui serra bottega.
Quer trerregno che poi pare un suppriso
vò dí che lui commanna e se ne frega
ar monno, in purgatorio e in paradiso.

La scerta der papa

Sò fornaciaro, sì sò fornaciaro,
sò un cazzaccio, sò un tufo, sò un cojone:
ma la raggione la capisco a paro
de chiunque sa intenne la ragione.
Scejenno un Papa, sor dottor mio caro,
drent'a 'na settantina de perzone,
e manco sempre tante, è caso raro
che s'azzecchino in lui qualità bone.
Perché s'ha da creà sempre un de loro?
Perché ogni tanto nun ze fa filice
un brav'omo che attenne ar zu' lavoro?
Mettémo caso: io sto abbottanno er vetro?
Entra un Eminentissimo e me dice:
sor Titta, è Papa lei: vienghi a San Pietro.

Er confessore

- Padre...- Dite il confiteor. - L'ho detto.
-L'atto di contrizione? - Già l'ho fatto.
- Avanti dunque. - Ho detto cazzo-matto
a mi' marito, e j'ho arzato un grossetto.
- Poi? - Pe una pila che me ró er gatto
je disse for de me: " Si' maledetto";
e è cratura de Dio! - C'è altro? - Tratto
un giuvenotto e ce sò ita a letto.
- E li cosa è successo? - Un po' de tutto.
- Cioè? Sempre, m'immagino, pel dritto.
- Puro a riverso.... - Oh che peccato brutto!
Dunque, in causa di questo giovanotto,
tornate, figlia con cuore trafitto,
domani, a casa mia, verso le otto.

Giuseppe Gioacchino Belli

martedì 15 luglio 2008

The trial - l'orrore di Bolzaneto

Da La Stampa: “Dopo quasi 10 ore di Camera di consiglio il presidente del Tribunale penale di Genova, Renato Delucchi, ha pronunciato la sentenza con cui la Corte genovese ha giudicato 45 imputati (poliziotti, guardie penitenziarie, medici e infermieri) accusati di vari reati tra cui lesioni, maltrattamenti e falso, per i fatti accaduti nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio 2001 a Genova.
La Corte ha accolto solo in parte le richieste della pubblica accusa che chiedeva la condanna a vario titolo tra i 5 anni e mezzo e un anno di carcere per tutti i 45 imputati, invece la Corte ha pronunciato soltanto 15 condanne: la più pesante, cinque anni, ad Antonio Gugliotta, ispettore delle Guardie penitenziarie, che aveva la responsabilità della caserma di Bolzaneto; condannato a due anni e quattro mesi Alessandro Perugini all’epoca numero due della Digos a Genova; condanna pesante anche per l’agente Massimo Pigozzi con tre anni e due mesi.
Tutti gli altri imputati condannati, tra cui tre donne, hanno avuto pene comprese fra i 10 mesi e l’anno e mezzo
” ma (aggiungo io) grazie alla prescrizione e all'indulto, nessuno dei condannati finirà in galera.
Riporto una breve selezione delle testimonianze di chi ha subìto quelle che la legge non definisce torture, ma che io non so come altro definire.

torturata n° 81 - straniera
subiva minacce anche a sfondo sessuale da persone che stavano all'esterno "entro stasera vi scoperemo tutte" subiva percosse al suo passaggio nel corridoio da parte di agenti colpita con violenza con una manata alla nuca costretta a firmare i verbali relativi al suo arresto, che la stessa non voleva firmare, mostrandole le foto dei suoi figli, prospettandole che se non avesse firmato non avrebbe potuto rivederli

torturata n° 76 - italiana
mancata assistenza medica, pur avendo vomitato nella cella, gettato uno scottex e ordinatole di pulire la cella costretta a fare il saluto romano e a dire ed ascoltare frasi come: "viva il duce ", "viva la polizia penitenziaria”; minacciata ed ingiuriata, con frasi ed epiteti del tipo "non uscirete vivi da qui, bastardi, comunisti di merda" e "entro stasera vi scoperemo tutte" subiva percosse al suo passaggio nel corridoio da parte di agenti

torturato n° 74 - straniero
minorenne, ripetutamente percosso con pugni costretto ad eseguire flessioni nudo con un agente che lo teneva per i capelli facendolo andare su e giù ingiuriato con epiteti e ritornelli di ispirazione fascista "uno, due, tre viva pinochet.. ", “mussolini, olé'” percosso al passaggio nel corridoio da due ali di agenti

torturata n° 60 - italiana
accompagnata dalla cella al bagno, costretta a camminare lungo il corridoio con la testa abbassata e le mani sulla testa, colpita da altri agenti con calci, derisa e minacciata costretta con violenza e minacce a chinare la testa all'interno della turca; insultata con : “puttana”, “troia” e a subire da altri agenti frasi ingiuriose con riferimenti sessuali del tipo "che bel culo ", "ti piace il manganello” costretta a fare il saluto romano e a dire: "viva il duce ", "viva la polizia penitenziaria”

torturato n° 38 - straniero
insultato con: "abile arruolato”, “pronti per la gabbia”, “benzinaio”, "accoltellatori … voi dei centri sociali " offeso, mentre era nudo, rivolgendogli domande sulla sua vita sentimentale e sessuale, veniva costretto a spogliarsi nudo e a sollevare il pene mostrandolo agli agenti seduti alla scrivania costretto con la minaccia di percosse con la cintura presa ad altro detenuto, a fare delle giravolte sul pavimento; percosso e ingiuriato con sgambetti e sputi da due ali di agenti mentre transitava nel corridoio proveniente dalla scuola diaz

torturato n° 31 - italiano
percosso con manate al torace e alla testa, facendogli prendere testate contro il muro, calci sui testicoli, ingiuriato con epiteti quali "comunisti di merda, froci perché non chiamate bertinotti e manu chao " e ritornelli di ispirazione fascista quali "uno due tre viva pinochet" costretto in cella a raccogliere i propri documenti d'identità che alcuni agenti avevano con disprezzo sbattuto per terra, un agente lo prendeva per un orecchio e lo faceva chinare a forza a terra, costretto a raccogliere la spazzatura per terra mentre era sottoposto alla visita medica

torturata n° 30 - italiana
percossa con strattoni nel corridoio durante l'accompagnamento all'ufficio del fotosegnalamento, insultata in cella e ai passaggi nel corridoio con minacce a sfondo sessuale del tipo "troie, dovete fare pompini a tutti", "vi facciamo il culo, vi portiamo fuori nel furgone e vi stupriamo", nonché a sfondo politico come "comunisti zecche" e con l'attivazione della suoneria del cellulare con il motivo "faccetta nera” costretta a rimanere, senza plausibile ragione, numerose ore in piedi

torturato n° 25 - italiano
colpito in più occasioni con colpi, schiaffi, percosse con il managanello e un calcio al fianco sinistro, riportando lesioni : ecchimosi alle gambe, braccia e spalle e lesioni al polpaccio destro . costretto, con violenza e minaccie a gridare "viva la polizia, viva il duce", ingiuriato nel corridoio da agenti che si vantavano di essere nazisti e dicevano di provare piacere a picchiare un "omosessuale, comunista, merdoso" come era lui e gli rivolgevano epiteti del tipo “frocio ed ebreo”, "bastardo” percosso fuori dall'infermeria con strizzate ai testicoli e colpi al piede, calpestato volontariamente sul piede, nonostante avesse informato di un trapianto osseo subito anni addietro

torturata n° 7 - italiana
ingiuriata e minacciata: "comunisti di merda, puttane e zecche”, “entreremo nella cella e dipingeremo i muri con nostri manganelli dello stesso colore della vostra bandiera”, "siete delle bocchinare, puzzate sporche bastarde" , alla sua richiesta di andare in bagno e di cambiare l'assorbente, le veniva gettata della carta appallottolata sul pavimento, attraverso le sbarre, e costretta a sostituirsi l'assorbente in cella con dei pezzi di vestiti alla presenza di altre persone anche di sesso maschile

torturata n° 6 - italiana
insultata in cella con epiteti del tipo "zecche", "ne abbiamo ucciso uno ma ne dovevamo uccidere 100", nonché con epiteti e ritornelli come "uno, due, tre viva pinochet" e ripetutamente percossa con calci e insultata nel corridoio proveniente dalla scuola diaz

torturato n° 5 - italiano
afferrate le dita della mano sinistra e poi tirando violentemente le dita stesse in senso opposto in modo da divaricarle lesioni riportate: ferita lacero contusa di 5 cm. tra il terzo e quarto raggio della mano sinistra minacciato: "se non stai zitto , ti diamo le altre " mentre gridava per il dolore in seguito alla mancata anestesia durante la sutura della lacerazione "da strappo" alla mano

lunedì 14 luglio 2008

Dopo i prelevamenti - Vladimir Majakovskij


E' risaputo:
tra me
e Dio
ci sono numerosissimi dissensi.
Io andavo mezzo nudo,
andavo scalzo,
e lui invece portava
una tonaca ingemmata.
Alla sua vista
mi riusciva appena
trattenere lo sdegno.
Fremevo.
Ora invece Dio è quello che dev'essere.
Dio è diventato molto più alla mano.
Guarda da una cornice di legno.
La tonaca di tela.
Compagno Dio,
mettiamoci una pietra sopra!
Vedete,
perfino l'atteggiamento verso di voi è un po' cambiato.
Vi chiamo , 'compagno'
mentre prima 'signore'.
(Anche voi ora avete un compagno.)
Se non altro,
adesso
avete un'aria un po' più da cristiano.
Bene,
venite qualche volta a trovarmi.
Degnatevi di scendere
dalle vostre lontananze stellate.
Da noi l'industria è disorganizzata,
i trasporti anche.
E voi,
dicono,
vi occupavate di miracoli.
Prego,
scendete,
lavorate un po' con noi.
E per non lasciare gli angeli con le mani in mano,
stampate
in mezzo alle stelle,
ché si ficchi bene negli occhi e nelle orecchie:
chi non lavora non mangia.

Vladimir Majakovskij, 1922

venerdì 11 luglio 2008

Frammenti di una leggenda

Oggi voglio parlare di un libro singolare: Michael Ondaatje, Le opere complete di Billy the kid, Garzanti 2002.
È una raccolta di scritti e frammenti che il pistolero più famoso d’America scrisse durante la sua brevissima vita.
Prima un po’ di storia.
William Harrigan Bonney alias Billy the kid nacque il 23 novembre del 1859 a NY da Patrick e Catherine. Nel 1860 il padre morì e Catherine si trasferì in Kansas a Wichita e poi a Silver city in New Mexico, dove sposò William Antrim, nome che talvolta Billy usò come pseudonimo. A 12 anni commise il primo omicidio. Un uomo aveva insultato sua madre per strada e Billy lo aveva colpito. L’uomo cominciò ad inseguirlo ma fu fermato dal ceffone di EdMoulton che difese Billy. Moulton fu aggredito 3 settimane dopo dallo stesso uomo e Billy vendicò l’onore di Moulton accoltellando l’aggressore. Nella sua breve vita uccise 21 uomini, tanti quanti furono gli anni che visse. Ecco come descrive la morte di uno di loro.

Dopo aver sparato a Gregory
Ecco che è successo

Gli avevo sparato un colpo a regola d’arte
Gliel’avevo fatto esplodere sotto al cuore
Così che non poteva tirar tanto per le lunghe
E stavo per allontanarmi
Quando ‘sto pollo trotterella verso di lui
Gli pianta il becco in gola
Punta le zampe a sradica
Una vena rossa e blu

Intanto lui cadeva
E il pollo si allontanava

Seguitando a tirare la vena
Fino a farla di 12 metri
Quasi tenesse il corpo come un aquilone

E l’ultima uscita di Gregory è stata

‘Togliti dai piedi stupido d’un pollo’


La sua fulminea carriera di pistolero-fuorilegge si chiuse nella notte del 13 luglio del 1881 per mano dello sceriffo Pat Garrett a Fort Summer. Garrett era fermo al buio, mentre Billy si aggirava nella stanza del suo amico Pete Maxwell e, scorgendo un’ombra, chiese “Quien es?”. La risposta fu un colpo di pistola.
Pat Garrett scrive di lui: “ coraggioso, audace e incauto. Bene accolto da ogni classe sociale e da gente di ogni età, ma in particolare dai vecchi e dai vecchissimi, dai giovani, dai derelitti dei quali era il campione, il difensore.”
Le sue considerazioni sul genere umano non erano mai banali.

I cacciatori sono
i più gentili da
ogni parte sai

fermano i bruchi
davanti ai pericoli del sentiero
sollevano una farfalla che annega in una ciotola
di una calma eccezionale

del pari gli assassini
giungono al caos, neutrali

Imparò a scrivere da sua madre e scrisse alcuni versi raccolti da Ondaatje che ne ha fatto un vero montaggio, mischiandoli a descrizioni di scene di vita che contestualizzano i frammentari scritti di Billy. Un libro unico nel suo genere.
La storia di Billy è subito divenuta leggenda, proprio perché lui era un uomo dal grande animo e lasciava dietro di sé ricordi e pensieri controversi nelle persone che lo avevano incontrato. La sua storia è stata raccontata in mille film western.
Il più bello (secondo me) racconta la storia di Billy e Pat, della loro amicizia e delle diverse scelte che fecero trovandosi infine uno contro l’altro.

Girato da Sam Peckinpah nel 1973 Pat Garrett & Billy the kid è un pezzo di storia del cinema western che può essere paragonato solo alle perle di Sergio Leone. James Coburn/Pat Garrett e Kris Kristofferson/Billy the kid rievocano l’atmosfera del tempo, e si fanno portatori dei valori dell’epoca, che non sempre avevano un contorno netto e definito. Anche guardando il film 100 volte lo spettatore spera sempre che la storia finisca diversamente perché non si può fare a meno di parteggiare per Billy, il difensore dei deboli, Billy l’antieroe.

Bob Dylan recitò nel film oltre a comporne la splendida colonna sonora


Questo è solo un piccolo tributo a quello che oggi sarebbe considerato un ragazzino, ma che all’epoca fu tanto spietato e tanto amato da riuscire scolpire il proprio nome nella storia e soprattutto nell’immaginario dell’intero pianeta.
Quello che ho proposto è solo un altro piccolo tassello di realtà da aggiungere alla leggenda.
Un tassello posto dalle stesse mani di un uomo che sapeva uccidere ma anche fermarsi a guardare un tramonto con gli occhi di un bambino.

Un fiume che ti ci potresti perdere
E il sole un falco abbagliante
Al limitare

A un miglio vedi il bianco solco
Di un animale che avanza nell’acqua

Puoi girare in tondo in tondo 100 metri
E il cavallo si piega sgocciola la faccia
Scendi e ti sdrai appoggiando la testa

Finchè freddo e imbrunire e cavallo non ti schiodano
Guardi in alto e occhio ghiaccio d’uccello la luna

giovedì 10 luglio 2008

Tempo perso - Jacques Prévert


Davanti alla porta dell'officina

l'operaio s'arresta di scatto

il bel tempo l'ha tirato per la giacca

e come egli si volta

e osserva il sole

tutto rosso, tutto tondo,

sorridente nel suo cielo di piombo e

strizza l'occhio familiarmente.

Su dimmi compagno Sole

forse non trovi

che è piuttosto una coglionata

offrire una simile giornata

a un padrone?

mercoledì 9 luglio 2008

Per un pompino..però! Per un per un pompino però!


Direttamente dal cav day la canzone dell'estate!

Osteria delle ministre
paraponzi ponzi po
le ministre son maestre
paraponzi ponzi po
e se al letto son portento,
figuriamoci in Parlamento
dammela a me Carfagna
pari oppportunità


Riderei di cuore se non fosse che questo è il mio paese e quello è il governo che decide per me.

Nella vita non c’è nulla da temere, c’è solo da capire”. E' decisamente una buona indicazione.
Io penso di sapere e di conseguenza capire tante cose sulla storia recente del nostro paese.
E' proprio per questo che non riesco a non temere.
Non riesco a non avere paura per il futuro che si prospetta davanti a tutti noi, che fatichiamo a mettere insieme i soldi per campare, che non riusciamo ad avere una casa, un lavoro sicuro, una dignità civile che ci faccia comunicare l'orgoglio di essere gli eredi di Leonardo e Michelangelo.
Come scriveva Pasolini nei suoi Scritti corsari: Io so! Io so chi è stato ad affossare il nostro paese con leggi personali che hanno depenalizzato reati, con indulti che hanno fatto uscire amici, con condoni che hanno sdoganato ville in aree protette.

La frase che ho citato è della scienziata più celebre del secolo appena passato: Marie Curie.
Marie Sklodowska, nacque nel 1868 a Varsavia. Per fare l’università Marie dovette trasferirsi a Parigi, poiché in Polonia alle donne era preclusa. Dovette lavorare per mantenersi agli studi fin quando non ottenne una borsa di studio. In laboratorio conobbe Pierre Curie che presto divenne suo marito. Insieme condussero ricerche che li portarono a scoprire due nuovo elementi e le loro proprietà radioattive: il polonio ed il radio. Per questa scoperta ricevettero il premio Nobel, ma la cattedra di fisica alla Sorbona fu offerta solo a Pierre, mentre a Marie fu proposto di dirigere il laboratorio che l’università si impegnava a costruire per il marito. Dopo pochi mesi, nel 1906, Pierre morì travolto da un carro a cavalli. Il Governo francese diede per scontato che Marie si ritirasse e le offrì una pensione di vedovanza, ma lei annunciò che avrebbe continuato la ricerca. Dopo pressioni da parte di amici dei Curie, tra cui il fratello di Pierre, l’università offrì a Marie la cattedra del marito. Fu la prima donna che ricevette una cattedra alla Sorbona. Negli anni seguenti Marie isolò il radio allo stadio metallico e vinse un secondo premio Nobel, questa volta per la chimica. Nessuna persona aveva mai ricevuto questo riconoscimento per due volte nella vita.
In Italia probabilmente la nostra Marie avrebbe dovuto fare diversi pompini al Direttore del Dipartimento e al Preside di Facoltà, avrebbe dovuto far parte di commissioni d’esame truccate per dare la docenza al figlio di qualcuno, avrebbe dovuto promuovere agli esami il nipote decelebrato di qualcun altro, avrebbe infine dovuto adoperarsi con diverse prestazioni sessuali a dirigenti di partito dello schieramento vincente alle elezioni per ottenere un sottosegretariato al Ministero della ricerca. O fare il pompino Definitivo al presidente del consiglio per ottenere un bel Ministero.

Il problema è che la nostra cara vecchia Marie non era una gran fica e non avrebbe trovato nessuno disposto ad aiutarla solo perchè era una perla unica della nostra specie. Non avrebbe mai fatto parte delle quote rosa perchè quelle sembrano essere riservate solo all'harem dei nostri squallidi politici.

Allora non chiamiamole più quote rosa, chiamamole quote sorca.

Come recitavano le Iene: diamo un nome alle cose.

Another day – Dream Theater



Live another day / Vivere un'altro giorno
Climb a little higher / arrampicandoci un po’ più in alto
Find another reason to stay / trovare un'altra ragione per restare
Ashes in your hands / ceneri nelle tue mani
Mercy in your eyes / pietà nei tuoi occhi
If you're searching for a silent sky... / se stai cercando un cielo silenzioso ...
You won't find it here / non lo troverai qui
Look another way / guarda altrove
You won't find it here / non lo troverai qui
So die another day / così muore un'altro giorno
The coldness of this words / Il gelo delle sue parole
The message in his silence, / il messaggio nel suo silenzio
"Face the candle to the wind..." / "metti la candela al vento"
This distance in my voice / la distanza della mia voce
Isn't leaving you a choice / non ti sta lasciando scelta
So if you're looking for a time to run away... / cosi se stai cercando tempo per scappare via
You won't find it here / non lo troverai qui
Look another way / guarda altrove
You won't find it here / non lo troverai qui
So try another day / allora prova un'altro giorno
They took pictures of our dreams / loro fanno fotografie dei nostri sogni
Ran to hide behind the stairs / corrono per nascondersi dietro le stelle
And said maybe when it's right for you, / e dicono che forse quando é il momento giusto per te,
they'll fall / loro cadranno
But if they don't come down / ma se loro non scenderanno
Resist the need to pull them in / resiste il bisogno di trattenerle
And throw them away / e buttarle via
Better to save the mystery / meglio salvare il mistero
Than surrender to the secret / che arrendersi al segreto
You won't find it here / non lo troverai qui
Look another way / guarda altrove
You won't find it here / non lo troverai qui
So try another day / allora prova un'altro giorno

martedì 8 luglio 2008

Gli strani frutti di Billie

Nel 2001 è uscito un libro di Dave Margolick dal titolo Strange fruit, edito da Arcana.
È la storia di una canzone molto speciale, cantata da una donna altrettanto speciale: Billie Holiday.
Lady Day, così la soprannominò Lester Young, è una delle voci più particolari e struggenti della storia del jazz. Nata nel 1915 e cresciuta in povertà. Violentata da un vicino a 9 anni, per vivere arrivò anche a prostituirsi. Scoperta da John Hammond, cantò con l’orchestra di Count Basie, Duke Ellington, Artie Shaw, collaborò con Benny Goodman. Incise vari dischi con il pianista Teddy Wilson e il sassofonista Lester Young. Fu amica di Malcom X, che la cita nella sua autobiografia. Nel 1946 apparve nel film ‘New Orleans’ con Louis Armstrong. Ebbe sempre problemi di droga e finì in galera per questo. Le sue storie d’amore furono sempre sbagliate e finiva sempre con uomini che la sfruttavano e la picchiavano.
Il clarinettista Tony Scott, ha detto di lei: "Billie Holiday è stata e sempre sarà un simbolo della solitudine: una vittima dell'american way of life come donna, come nera e come cantante jazz. Per la società bianca tutto questo voleva dire essere l'ultima ruota del carro
Molti di voi la conoscono e non lo sanno, ma se ascoltate questa canzone la riconoscerete.
La sua fu una voce unica; ascoltandola si percepisce la sua profonda sofferenza. Tutte le cicatrici della sua anima tormentata risuonano nelle melodie che cantava. Morì il 17 luglio del 1959, per le complicanze di un’epatite, in un letto d’ospedale circondata solo dai poliziotti che dovevano arrestarla per l’ennesima storia di droga.
Il Cafè Society era l'unico vero nightclub di New York che prevedesse una vera integrazione, ma Billie Holiday avrebbe poi ricordato che ebbe paura la prima volta che cantò Strange fruit, poichè si misurava direttamente con l'odio razziale. Nonostante fosse la stella del club doveva entrare dall’ingresso riservato alla gente di colore.
Nel 1939 questo brano provocò polemiche ovunque la Holiday lo eseguisse: mancavano 15 anni al giorno in cui Rosa Parks si sarebbe rifiutata di sedere nei sedili riservati ai neri su un autobus a Montgomery, Alabama.
Assistere all'esecuzione di Strange Fruit al Cafè Society era un'esperienza visiva e uditiva al tempo stesso. Se non c'erano problemi la Holiday chiudeva ogni set con questa canzone. Quando arrivava il momento il servizio si fermava. Il locale restava al buio, tranne che per un occhio di bue puntato sul viso della cantante.
Terminato il brano lei usciva di scena e non tornava neanche per ringraziare. Ricorda la cantante nel 1949: "Mi stupivo della quiete che c'era quando cantavo. Poi scoprii che era abitudine dei camerieri andare dagli avventori più rumorosi e dire loro: 'La signorina Holiday teme non vi stiate divertendo. Regolate il conto e andatevene."

Strange fruit
Southern trees bear a strange fruit, / Gli alberi del Sud producono uno strano frutto,
Blood on the leaves and blood at the root, / Sangue sulle foglie e sangue sulle radici,
Black body swinging in the Southern breeze, / Un corpo nero che ondeggia nella brezza del Sud,
Strange fruit hanging from the poplar trees. / Uno strano frutto che pende dai pioppi,
Pastoral scene of the gallant South, / Una scena pastorale nel valoroso Sud,
The bulging eyes and the twisted mouth, / Gli occhi sporgenti e la bocca storta,
Scent of magnolia sweet and fresh, / Profumo di magnolia dolce e fresco,
And the sudden smell of burning flesh! / E d'improvviso l'odore della carne che brucia!
Here is a fruit for the crows to pluck, / Qui c'è un frutto che i corvi possono beccare,
For the rain to gather, for the wind to suck, / Che la pioggia inzuppa, che il vento sfianca,
For the sun to rot, for a tree to drop, / Che il sole marcisce, che l'albero lascia cadere,
Here is a strange and bitter crop. / Qui c'è uno strano frutto e amaro raccolto.

Video

lunedì 7 luglio 2008

Excuse me Mr di Ben Harper


Excuse me Mr. / Mi scusi signore
Do you have the time / Ha un po’ di tempo
Or are you so important / Oppure è così importante
that it stands still for you / Che per lei (il tempo) si ferma?
Excuse me Mr. / Mi scusi signore
Lend me your ear / Mi ascolta
Or are you not only blind / Oppure oltre ad essere cieco
but do you not hear / non ci sente?
Excuse me Mr. / Mi scusi signore
Isn't that your oil in the sea / Non è suo il petrolio nel mare?
And the pollution in the air Mr. / E l'inquinamento dell'aria, signore,
Whose could that be / A chi può essere attribuito?
Excuse me Mr. / Mi scusi signore
But I'm a mister too / Ma sono un signore anch'io
and you're givin' Mr. a bad name / e lei sta dando un brutto significato al termine signore
Mr. like you /Gente come leiSo I'm taking the Mr. / Di conseguenza stò togliendo il termine
From out in front of your name / Signore dal suo nome
Cause it's a Mr. like you / Perché è un signore come lei
That puts the rest of us to shame / Che fa vergognare il resto di noi signori
It's a Mr. like you / é un signore come lei
That puts the rest of us to shame / Che fa vergognare il resto di noi signori
And I've seen enough to know / Ho visto abbastanza da sapere
that I've seen too much / Di aver visto troppo
Excuse me Mr. / Mi scusi signore
Can't you see the children dying / Li vedi i bambini morire?
You say that you can't help them / Afferma di non poterli aiutare
Mr. you're not even trying / Quando non sta nemmeno provando a farlo
Excuse me Mr. / Mi scusi signore
Take a look around / Si guardi intorno
Mr. just look up / Dia un’occhiata
And you will see it's comin' down / Vedrà che sta crollando
Excuse me Mr. / Mi scusi signore
But I'm a mister too / Ma sono un signore anch'io
And you're givin' Mr. a bad name / E lei sta dando un brutto significato al termine signore
Mr. like you / Gente come lei

So I'm taking the Mr. / Di conseguenza sto togliendo il termine signore
From out in front of your name / Dal suo nome
Cause it's a Mr. like you / Perché è un signore come lei
That puts the rest of us to shame / Che fa vergognare il resto di noi signori
It's a Mr. like you / Perché è un signore come lei
That puts the rest of us to shame / Che fa vergognare il resto di noi signori
And I've seen enough to know / Ho visto abbastanza da sapere
That I've seen too much / Di aver visto troppo
So Mr. when you're rattling / Signore, quando busserà
On heaven's gate / Alla porta del paradiso
Let me tell you Mr. / Lasciatelo dire signore
By then it is too late / Sarà troppo tardi
Cause Mr. when you get there / Perché li, signore,
They don't ask how much you saved / Non chiedono quanto hai guadagnato
All they'll want to know, Mr. / Tutto quello che vogliono sapere
Is what you gave / è quanto hai dato