giovedì 11 giugno 2009

L’uomo che cadde sulla Terra – parte prima



Il titolo di questo post è leggermente fuorviante.

Infatti non mi sto per riferire all’omonimo film del 1976 con protagonista David Bowie, alieno che cade sul nostro pianeta e, grazie alle sue conoscenze tecnologiche, diventa un miliardario dell’industria.
L’uomo che cadde sulla Terra è una tipologia (assai variegata invero) di cliente della libreria in cui lavoro.
Occupandomi solo del settore universitario l’età della clientela è abbastanza circoscritta (tra i 20 e i 40 circa degli studenti lavoratori).


Ma cominciamo dal principio.

C'è un momento delicato nella vita di alcuni studenti universitari ed io, come un etologa che gira un documentario nella savana, ho il privilegio di assistervi.
Questo momento è........


L’Entrata:

Variante 1

L’Inconsapevole:
io non mi trovo dietro il bancone perché sto inviando un fax o inscatolando dei libri da rendere o perché mi trovo sulla soglia a fumare una meritata sigaretta

Entra l’Inconsapevole e io dal punto in cui mi trovo dico ad alta voce (quasi strillando)
‘Ciao! Dimmi!’
Nessuna risposta.

L’Inconsapevole si guarda intorno con l’aria smarrita di chi si è perso. Guarda in alto a destra e a sinistra come per cercare il riferimento del sole o delle stelle, per poter ritrovare la rotta, ma nulla lo può aiutare. Neanche gli scaffali che lo circondano...povero!

A questo punto capisco che è un Inconsapevole e lascio quello che sto facendo in silenzio.
Mi dirigo dietro al bancone e solo allora parlo di nuovo, sempre strillando: ‘Ciao! Dimmi!’

Solo ora l’Inconsapevole si desta dal suo smarrimento e improvvisamente mi vede! Lo smarrimento lascia il posto alla sorpresa (allora c’era qualcuno nel negozio!) e solo a questo punto mi saluta. ‘Ciao!’
Ancora qualche secondo di silenzio per riordinare le idee o per aspettare che sia io a dargli il permesso di parlare…e così avviene: ‘Dimmi!’ (per la terza volta)

Variante 2

Il Preciso/a:

Io mi trovo dietro il bancone e la porta del negozio è chiusa (perché fa freddo o perché fa caldo e ho l’aria condizionata accesa).

Appena la porta si apre e il Preciso mette piede nel negozio io dico:
‘Ciao! Dimmi!’
Il Preciso non mi caga di striscio e continua nella complicata procedura dell’entrata che consiste in:
1 - aprire la porta
2 - entrare
3- girarsi e accompagnare la porta fino alla chiusura (la porta ha un meccanismo di chiusura automatica, se la lasci si chiude da sola) ma lui è il Preciso e le cose le deve fare bene
4 - girarsi e arrivare fino al bancone (cioè fare un solo passo visto che il bancone è esattamente all’entrata)
5 alzare gli occhi e cercarmi

Io nel frattempo ero già lì a guardarlo operare tutte le suddette manovre con un misto di ansia e angoscia per le sorti del nostro Preciso (ce la farà a chiudere una porta che si chiude da sola? riuscirà a trovare un bancone che è proprio all’entrata?)

Una volta alzato lo sguardo su di me (che nel frattempo ho recitato un mantra per cacciare il desiderio di uccidere il Preciso con un vocabolario Zanichelli cartonato) il Preciso ha come un moto di sorpresa (come l’Inconsapevole).
A questo punto dico per la seconda volta: ‘Ciao! Dimmi!’
(continua)